30 ott 2011

Viaggio alla scoperta dell'acqua calda

Una serie di considerazioni si impongono come obbligatorie:

- gli attacchi fanno vendere i biglietti, le difese vincono i campionati. O semplicemente salvano le squadre
- senza difesa e senza attacco perdi, e probabilmente retrocedi
- nello sport è fondamentale avere atleti affidabili sia fisicamente che a livelli di prestazioni, perchè le vittorie nascono dalla continuità di rendimento
- un buon allenatore è quello che prima di tutto non fa danni
- è meglio un allenatore fortunato che un allenatore bravo
- la concentrazione e l'attenzione ai dettagli sono la differenza tra una vittoria di misura e una sconfitta di misura
- concentrazione e attenzione ai dettagli vengono progressivamente meno quando ci si sente arrivati in assenza di particolari stimoli esterni
- la fortuna premia gli audaci, e chi lotta davvero per un risultato
- è più difficile remare nelle avversità che viaggiare sulle ali dell'entusiamo. Tradotto è più facile per l'Udinese rimanere in zona Champions che per l'Inter lottare per la salvezza
- cambiare una prospettiva sbagliata è un percorso lungo, introspettivo e doloroso in quanto autocritico. Per questo Moratti non tocca l'Inter da due anni ormai
- a tutti i livelli serve coraggio a fare certe scelte. Ma certe scelte vanno fatte e serve personalità
- con l'attaccamento sentimentale non si va da nessuna parte nello sport professionistico
- il calcio è uno sport di squadra giocato da atleti. Si deve essere prima atleti e poi calciatori
- costruire una mentalità vincente è un processo molto più lungo di demolirla
- un grosso problema è un piccolo problema che non è stato affrontato/risolto in tempo
- se nel corso di una stagione una squadra dimostra di avere un problema quel problema va affrontato e risolto, anche sul mercato. Ignorarlo e aggiungerne altri porta a risultati disastrosi
- vincere è un'abitudine
- sfortunatamente, lo è anche perdere

26 ott 2011

Top Argentina - Nani da giardino

Quante volte si è sentito parlare della tipica mezza punta argentina dotata di tecnica incredibile e fisico minuto? Un giocatore guizzante, rapido, in grado di raggiungere picchi di genialità impensabili e di saltare l'avversario con disarmante facilità, un concentrato di tecnica pura, assist e gol in poco meno di centosettanta centimetri. Ecco, oggi lasceremo da parte questi giganti per stilare la nostra personalissima classifica degli argentini più piccoli e talentuosi in circolazione.


5. Daniel Villalva (155cm): giocatore ancora tutto da scoprire, il Keko, dopo un esordio folgorante in prima squadra, ha subito un pesante infortunio muscolare che lo ha relegato ai margini della rosa del River Plate, rallentando considerevolmente la sua crescita ed affermazione. Riuscirà a ritagliarsi il giusto spazio nei nuovi Millonarios di Almeyda?

4. Pablo Piatti (163cm): riserva di lusso nell'Argentina U-20 che vinse il Mondiale in Canada nel 2007, il ventiduenne scuola Estudiantes ha trovato la sua dimensione ideale in Andalusia, dove è riuscito ad imporsi tra le fila dell'Almeria. Rapidità, sacrificio e visione del gioco verticale non sono sfuggite al Valencia, che in estate lo ha acquistato per oltre sette milioni di euro.

3. Diego Buonanotte (161cm): El Enano, talento strepitoso e sinistro fatato, è cresciuto nelle Inferiores del River Plate, esordendo giovanissimo in prima squadra e guidando la Banda di Diego Simeone alla vittoria del Clausura 2008. La sua straordinaria ascesa è stata interrotta dal terribile incidente automobilistico a fine 2009 in cui ha riportato diverse fratture e soprattutto perso tre amici. Da quel momento non si è più visto il vero Buonanotte; la speranza è che il trasferimento al Malaga possa aiutarlo a lasciarsi definitivamente il passato alle spalle.

2. Alejandro Gomez (164cm): tanto piccolo, quanto sottovalutato. Il Papu ha avuto fin da subito un soprendente impatto sul calcio italiano, mettendo in mostra un repertorio di prima classe, fatto di dribbling, gol, assist, corsa e soprattutto tanta intelligenza. Impiegato finora in qualsiasi posizione, anche Gomez ha fatto parte della Seleccion U-20 vincitrice del mondiale di categoria canadese.

1. Maxi Moralez (160 cm): quando giochi un Mondiale U-20 con Aguero, Zarate, Di Maria, Banega, Pato, Cavani, Suarez, Viudez (scusate, non abbiamo resistito), Sanchez, Mata e sei il migliore di tutti, c'è poco altro da aggiungere. Stella indiscussa del Velez di Gareca che ha sfiorato la Libertadores pochi mesi fa, ha impiegato poco tempo per farsi conoscere anche nel campionato italiano, dove a nostro avviso è arrivato con colpevole ritardo.



In collaborazione con G.D.C.

24 ott 2011

Lucas Ocampos

E' uno dei giovani talenti del momento, accostato ad alcuni tra i più importanti club europei e già paragonato ad una delle stelle più brillanti del calcio mondiale: Cristiano Ronaldo. Dopo un'estate passata in Messico a trascinare una delle Seleccion argentine U-17 più deludenti degli ultimi anni, Lucas Ocampos ha fatto ritorno a Nunez per allenarsi in pianta stabile con la prima squadra guidata da Matias Almeyda. Le brillanti prestazioni negli incontri amichevoli che hanno accompagnato il River Plate ai nastri di partenza della B Nacional sono state il trampolino di lancio verso un posto da titolare conquistato e mai più abbandonato dal ragazzo di Quilmes. Pupillo intoccabile del Pelado, Ocampos ha impiegato poche partite per conquistare un posto speciale anche nel cuore infranto dei tifosi della Banda, alla disperata di ricerca di nuove gioie e speranze.

Dopo quattro reti in undici partite il nome di Ocampos ha iniziato a varcare i confini del Sudamerica, circolando con insistenza oltreoceano: Chelsea, Inter, Bayern Monaco, Liverpool, Manchester United le principali pretendenti. Tra un sondaggio e l'altro, la valutazione del nuovo Cristiano Ronaldo pare sia attorno ai quindici milioni di euro. Dov'è la verità? Lontana dalle cifre, dagli interessamenti, dalle offerte e soprattutto dai paragoni letti in questi giorni.

Lucas Ocampos, classe '94 acquistato tre anni fa dal Quilmes, fa parte di una delle annate più floride delle Inferiores del River Plate, dove assieme a Federico Andrada e Lucas Pugh ha dato vita ad un tridente dalla straordinaria efficacia e prolificità. Fisico possente e tecnica fuori dal comune hanno permesso a "Luquitas" di occupare qualsiasi ruolo nei reparto offensivi delle giovanili del River Plate e della Nazionale argentina, ma è soltanto con l'approdo in prima squadra che inizia ad ottenere risultati eccellenti come esterno sinistro di centrocampo. Colpi da fuoriclasse, dribbling, cross, inserimenti, intensità ed agonismo, ma a sorprendere è soprattutto l'inimmaginabile crescita a livello tattico: merito di Almeyda o della mentalità del ragazzo? Destro naturale, non ha dimenticato il passato da punta, confermandosi pericolosissimo in zona gol, sia sulle palle alte che sfruttando le sue percussioni palla al piede. La giovane età lo porta ancora a commettere qualche errore o leggerezza di troppo, così come la tendenza a prediligere più la giocata spettacolare che quella utile alle volte ritorna a galla. La lettura del gioco è da affinare, ma nel giudizio non si deve dimenticare che ci si trova di fronte ad un ragazzo di diciassette anni catapultato in una realtà dove la pressione è all'ordine del giorno.

Fatte le dovute proporzioni, dov'è la differenza con Cristiano Ronaldo? Ocampos è un giocatore che ha tutto per potersi imporre -fra qualche anno- in Europa, ma la velocità del portoghese, la sua micidiale rapidità ed il cambio di passo sono attualmente fuori portata per un ragazzo che inevitabilmente gioca e pensa al ritmo del campionato albiceleste, in una posizione e con uno stile che ancora meno ricordano il giocatore del Real Madrid. Perchè a distanza di anni dalle ondate di nuovi Maradona e dopo essersi lasciati alle spalle un campionario imbarazzante di fallimenti e talenti bruciati si è ancora alla ricerca di qualche scomodo quanto infondato paragone? Mai come in questo caso si è davanti ad un'esagerata forzatura messa in piedi per regalare titoli facili ed altisonanti.

I media? No, o meglio, non solo loro. L'esplosione mediatica del talento del River Plate, giustificata soltanto in parte dalle ottime prestazioni sul terreno di gioco, è da ricercare un po' più a valle, addentrandosi in una giungla di voci, notizie ed indiscrezioni di cui è difficile riuscire a definire un quadro preciso e perfettamente attendibile. Passarella è veramente intenzionato a privarsi del suo talento più luminoso dopo le partenze di Pereyra ed Erik Lamela? A quanto pare sì, poichè nel disperato tentativo di risanare un club lasciato in una situazione drammatica dal duo Aguilar & Israel, il Kaiser e i suoi fidi collaboratori sembra abbiano incontrato qualche difficoltà al momento di effettuare una corretta previsione di bilancio: in particolare alla voce entrate riguardante i diritti televisivi. In attesa di avere notizie ufficiali a riguardo, Passarella si è dunque trovato costretto a preparare una bozza di piano B, ovvero la cessione di un pezzo pregiato della rosa. Inutile dire che tutti gli indizi hanno portato in una sola ed unica direzione: Lucas Ocampos, l'unico giocatore con un certo appeal e valore a livello europeo.

Quindici milioni? No, ma per farsi un'idea a riguardo è necessario fare due nomi: Pini Zahavi e Bernard Krausz. Il primo è un agente molto vicino ad Abramovich e al Chelsea, il secondo ha spesso lavorato a stretto contatto con il River Plate e la Serie A italiana. E' a loro che Passarella si è affidato per iniziare a far girare il nome di Ocampos, per sondare il valore del ragazzo sul mercato e per accrescerlo ulteriormente. Coincidenze che fra le presunte interessate ci siano proprio Chelsea ed Inter? Il ragazzo sicuramente avrà già attirato su di sè le attenzioni di questi club, ma offerte di quindici milioni o aste sono pura invenzione e voci messe in circolazione ad arte.

Ad infittire ulteriormente la vicenda Ocampos ci ha infine pensato il Quilmes, la sua ex-squadra. Il ragazzo non è interamente di proprietà del River Plate ed i dirigenti del Cervecero sostengono di possedere l'85% del cartellino, mentre alla Banda rimarrebbe soltanto un 15% con l'opzione di riscattare la parte del Quilmes entro fine anno. Altre voci parlano di una divisione 50-50 fra i due club, altre ancora riportano della presenza di un gruppo di imprenditori che gestisce una percentuale del cartellino di Ocampos.

Per ora Passarella si è limitato a sostenere che il River non si priverà di nessun giocatore fino a quando non raggiungerà la tanto agognata promozione, una smentita non troppo convinta che ha lenito solo in parte lo sconforto dei tifosi Millonarios. La nostra speranza è che Ocampos possa rimanere ancora qualche anno in Argentina, riportando il River nel calcio che conta e regalando alla straordinaria hinchada della Banda le gioie che merita.

16 ott 2011

Uno per tutti, tutto per uno.

Tra lo sport sulla carta e quello giocato nel mondo reale passa di sicuro una grande differenza.
La componente mentale.
Spesso sottovalutata o meglio non considerata rappresenta un confine sottile ed invisibile tra quello che si può e non si può fare su un campo da gioco in determinate situazioni.
Ovvio che parliamo di una componente complessa e variegata, difficile da definire ed indagare, ma riassumibile con un singolo concetto: leadership.
In campo serve qualcuno che sappia dare la scossa, tenere le redini del gruppo, fare quel centimetro in più per conquistare qualcosa, essere in prima persona l'esempio e indicare la via da percorrere.

Nell'Inter di oggi, al di la dei problemi tecnici e fisici, si può facilmente constatare una totale assenza di leadership.
Quelli che sulla carta hanno i gradi per prendere il comando sono tutti assenti. Ingiustificati.
Sneijder è infortunato, ma da sempre troppo umorale, quasi capriccioso. Thiago Motta è il giocatore più carismatico dell'infermeria. Stankovic, Cambiasso e Zanetti più che altro rincorrono i fantasmi di ciò che sono stati e per quanto l'abnegazione sia lodevole i limiti fisici iniziano a essere troppo evidenti. Samuel non è ancora lui. Lucio per eccesso di slancio tenta di strafare con risultati dannosi.
Dei nuovi arrivati solo Forlan ha un simile spessore e oltre a essere seriamente infortunato sta pagando difficoltà di ambientamento.

Ma soprattutto Samuel Eto'o ormai è in Russia.
E' questa la più grossa differenza tra l'Inter di oggi e quella di un anno fa. Un semplice numero 9 venuto da N'kon.
Da solo per una stagione intera è stato l'attacco dell'Inter (37 gol in stagione, il secondo miglior marcatore a distanze siderali specie senza considerare Pazzini arrivato solo a Gennaio), come lecito aspettarsi, ma anche il centrocampo. Tante, troppe volte il gioco della squadra è stato palla a Eto'o e vediamo che succede, per la capacità del camerunense di prendere palla, saltare l'uomo, correre, segnare, dispensare assist. Da solo rendeva un insieme di giocatori qualcosa di simile a una squadra.
Certo, da solo non bastava a conquistare grandi traguardi. Ma avanzava per mascherare tutti i limiti di una squadra al limite, spremuta fisicamente e mentalmente.

Oggi la sua assenza diventa drammaticamete evidente quando nessuno sa cosa fare con il pallone tra i piedi, nessuno rincorre l'avversario, nessuno aiuta il compagno.
Magari lui un gol se lo sarebbe inventato, avrebbe rincorso l'avversario come un terzino, avrebbe provato a stimolare i compagni (qualcuno si ricorda in Inter-Chelsea quando chiese a gesti di disporsi meglio su una rimessa laterale?).
Lui era l'uno per tutti, il go to guy direbbero dall'altra parte dell'oceano, quello per cui le resposabilità non sono mai state un peso.

Purtroppo un assegno da svariati milioni di euro non fa lo stesso effetto.
Oggi chi rimane?

10 ott 2011

River Plate - Primo bilancio

Dieci partite: sei vittorie, quattro pareggi, zero sconfitte, ventuno gol fatti e sette subiti. Dopo un buon inizio e superate le prime difficoltà, il River Plate di Matias Almeyda inizia a trovare solidità e continuità, consolidandosi in vetta alla B Nacional in attesa degli scontri di alta classifica contro Insituto e Gimnasia Jujuy. Il disperato mercato di Passarella inizia a dare i suoi primi frutti e la scelta del Pelado come successore di Jota Jota Lopez acquista consensi giornata dopo giornata: nessuna invenzione pretenziosa o rivoluzionaria, ma tanta semplicità e praticità. Gli addii, seppur dolorosi, delle stelline Lamela e Pereyra hanno permesso di ridurre considerevolmente il pesante debito che continua ad aleggiare sopra agli uffici del club di Nunez, consentendo al Kaiser Passarella di ingaggiare due calibri pesanti come Fernando Cavenaghi e Alejandro Dominguez. E' da loro che il River ha deciso di ripartire nella rincorsa al calcio che conta, affidandosi all'esperienza, al carisma e alla classe che tanto sono mancati un anno fa, quando la posta in palio era troppo pesante per giovani alle prime armi ed eterne promesse.

Il filo conduttore tra l'incubo diventato realtà e il purgatorio in cui è ora relegata la Banda è Matias Almeyda: inventatosi allenatore in una calda estate (o meglio, in un freddo inverno argentino) e pronto a rimettersi in gioco, questa volta in una veste completamente nuova che sognava da ormai qualche mese. Il credo del Pelado è chiaro: bel gioco, ordine, intensità ed equilibrio, prendendo il meglio dalle sue esperienze argentine, spagnole ed italiane. Accantonato in fretta il sogno folle e proibito di vedere un River in versione "Barcellona del Sud America", Almeyda ha puntato sul più classico dei moduli: 442 e palla al Chori Dominguez. Le prime vittorie stagionali hanno dato ragione al DT dei Millonarios, ma ben presto i piedi delicati ed attenti dei giocatori della B Nacional hanno suggerito allo staff della Banda che per arrivare a fine torneo sarebbe servito qualcosina in più. Dopo un periodo di difficoltà e qualche esperimento mal riuscito, Almeyda sembra aver ottenuto la formula corretta, mantenendo il modulo invariato ma trovando il giusto mix fra esperienza, gioventù e nuovi arrivati.

Fra i pali è stato confermato il vice di Juan Pablo Carrizo, Leandro Chichizola, in netta crescita nonostante qualche peccato di gioventù. Davanti al numero uno l'infortunio dell'improponbile Alayes sembra aver facilitato le scelte di Almeyda: linea a quattro con Vella, Ferrero, Maidana e Arano, pronti ad essere rimpiazzati dai giovani Abecasis, Gonzalez Pirez, Pezzella e Juan Manuel Diaz. I due difensori centrali dell'Under 20 di Perazzo hanno da poco rinnovato i loro contratti, permettendo a Passarella di fissare una clausola di rescissione pari a quindici milioni di euro, tanti, forse troppi, ma si tratta di due super talenti che non tarderanno ad imporsi e mettere in dubbio le gerarchie attuali.

A centrocampo la rivoluzione invernale ha avuto il maggiore (e migliore) impatto: da destra a sinistra Carlos Sanchez, Aguirre, Cirigliano e Ocampos stanno rappresentando il reparto più decisivo di questo inizio di stagione. Due nuovi innesti e due giovani promesse del più florido vivaio argentino. Sanchez e Aguirre sono state le vere sorprese di queste prime partite, grazie alla loro imprevedibilità e alla straordinaria intensità di gioco hanno risolto incontri delicati in cui la Banda faticava ad imporsi, come accaduto in nottata nella sfida tra decadute contro l'Huracan, quando una strepitosa doppietta del centrocampista centrale ha ribaltato l'iniziale svantaggio (da cineteca la seconda rete). Cirigliano, dopo aver fatica a trovare spazio a causa della prolungata assenza dovuta al Mondiale U-20, si sta lentamente conquistando un posto da titolare, grazie all'ordine tattico, alla pulizia nelle giocate e alla capacità coprire gli spazi che gli permettono di integrarsi alla perfezione con Aguirre, molto più "caotico" e discontinuo quanto pericoloso e decisivo. A sinistra c'è l'uomo nuovo, la scommessa di Matias Almeyda: Lucas Ocampos, classe '94, attaccante della Seleccion U-17 e grande bomber delle Inferiores dei Millonarios assieme a Federico Andrada. Fisico imponente, grinta da vendere e colpi di classe da lasciare a bocca aperta, Ocampos ha finora sorpreso per duttilità ed applicazione tattica che nessuno avrebbe mai immaginato fossero nelle sue corde: il fratello calciatore del ragazzo tanto bravo quanto indolente visto all'opera con le squadre giovanili della nazionale argentina, quando assieme allo straordinario potenziale brillavano la poca intelligenza e la scarsa predisposizione nel gioco corale. A pochi mesi di distanza, in un campionato dove la classe e la qualità vengono dopo attributi fisici e caratteriali, Lucas sta dimostrando di poter diventare una delle grandi stelle in uscita dal vivaio del River, raccogliendo in qualche modo l'eredità di Erik Lamela e attirando su di sè l'interesse di molti club del vecchio continente. Abbandonato momentaneamente il ruolo di punta, ha interpretato alla perfezione quello di esterno offensivo nel 442 di Almeyda, abbinando grandi giocate ad intensità nel pressing e spirito di sacrificio in copertura. Alle volte, inevitabilmente, la giovane età lo porta a prendere scelte sbagliate e ad eccedere in preziosismi, ma stiamo pur sempre parlando di un ragazzo nato nel 1994 che ha già all'attivo tre reti in dieci partite, vestendo quella che con ogni probabilità è al momento la maglia più pesante dell'intero continente sudamericano.

Davanti la scelta è stata obbligata e felice: Almeyda ha a disposizione due fuoriserie come il Chori Dominguez e Fernando Cavenaghi. Dopo un inizio difficile il Torito è tornato ad essere il giocatore che ha fatto innamorare il Monumental nei suoi giorni di gloria, bomber implacabile e attaccante totale, fondamentale nel far salire la squadra e nell'aiutare i suoi nei momenti di sofferenza. Sempre presente in questo inizio di stagione, il capitano della Banda ha messo a segno cinque reti, confermando di essere il giocatore che sarebbe servito al River Plate nella scorsa stagione, quando Funes Mori, Pavone e Caruso facevano ammattire il Tano Pasman di turno a suon di reti divorate. Alle spalle di Cavenaghi, infortuni permettendo, si è finora mosso Alejandro Dominguez, direttore d'orchestra in grado di gestire palla e dettare i tempi della manovra, il vero regista della squadra di Almeyda e, purtroppo, l'obiettivo numero uno dei tacchetti delle squadre avversarie. Il Chori è un acquisto di spessore assoluto e un autentico lusso per la serie B albiceleste, ma preservarlo nel corso della stagione non sarà impresa facile, visti i trattamenti speciali riservati al numero dieci in queste prime partite.

Nel complesso si è intravisto un buon River, a tratti spettacolare e a tratti poco convincente, vittima di quella paura pagata a caro prezzo nel finale della scorsa stagione. L'umiltà e la cattiveria agonistica che Almeyda ha saputo trasmettere ai suoi giocatori lasciano ben sperare, anche se i propositi del nuovo DT sono ancora ben lontani dall'essere raggiunti. Difensivamente la squadra commette ancora qualche distrazione di troppo e in mezzo al campo il caos talvolta prevale sull'ordine tattico, ma sono stati compiuti degli evidenti passi avanti: meno sensibile a crolli psicologici, fisicamente brillante e sempre pericoloso -sembrano ormai lontani i tempi delle carestie offensive-, il River Plate del Pelado ha tutte le carte in regola per dare battaglia fino alla fine.