29 giu 2012

Euro 2012, semifinali

Portogallo - Spagna

- tristezza vera per la continua violenza che la Spagna opera contro il calcio come sport.
- Portogallo ben messo in campo, col limite pesante di non inquadrare la porta.
- la Spagna dal 2008 vince le partite in difesa. Se mai subirà gol vedremo cosa succederà, e non è escluso che finalmente perda.

- Sergio Ramos come Pirlo, con lo stesso identico effetto finale. Ma non ho sentito campagne di beatificazione.
- la Spagna finalmente ha cercato di giocare con una punta vera davanti. Torres (unico attaccante contemplato fino a oggi) non sarà in forma smagliante, ma perchè Negredo titolare? Fernando Llorente che ha fatto a Del Bosque?
- Cristiano Ronaldo più che il leader del Portogallo è la sua unica speranza.




Italia - Germania

- partita praticamente perfetta dell'Italia, con l'unica colpa di non aver chiuso la pratica in una delle infinite occasioni. C'era la goleada a portata di mano, comoda.
- la Germania paga al massimo tutti i difetti fino a oggi solo intravisti. Regala letteralmente due gol e si fa cogliere impreparata sistematicamente sul contropiede. In più in attacco ricama troppo, portando pochi pericoli veri in proporzione. Ennesima occasione fallita.
- difesa tedesca in bambola totale. Lahm ripete l'errore che è costato Euro2008, Hummels marca Cassano come nemmeno al campetto ci si può permettere, Boateng inesistente e Badstuber fondamentalmente inutile.

- finalmente Balotelli. Doppietta che fa dimenticare quanto sbagliato in passato, serviva tutto per prendere la mira stavolta.
- Daniele De Rossi incarna tutte le qualità su cui è costruita la squadra di Prandelli. Si vede molto meno di Pirlo, ma è la pietra angolare che permette a tutti gli altri di costruire.
- Buffon perchè era furioso a fine partita? Si era giocato il 2-0? (scontata, ma doverosa)
- Manuel Neuer eroe, condottiero e personaggio del decennio.
- Bastian Schweinsteiger è alla ricerca di se stesso da Giugno 2011, assente ingiustificato da un anno intero. Peggior tedesco all'Europeo.
- Mario Gomez ha perso, ancora una volta, la sua battaglia contro Miro Klose. La Germania del futuro ha un problema.






ha collaborato G.B.

28 giu 2012

Copa Libertadores, finale andata

Il Boca probabilmente contava molto sull'effetto Bombonera, stadio caldissimo in grado di intimidire chiunque, per chiudere l'inesperto Corinthians nella sua area e mettere un'ipoteca sulla Copa.

Peccato che la squadra di Tite non solo non abbia avuto timori, ma si sia permessa anche di spaventare gli xeneizes. Solida e organizzata,
dicevamo, ma assolutamente non rinunciataria o barricata in area. Con un'idea in testa e un modo ben chiaro di metterla in atto.
Il Boca, che comunque ha comandato il gioco, ha capito in fretta di trovarsi davanti un avversario di livello. Alla squadra di Falcioni è mancata soprattutto la capacità di chiudere la partita, dopo un inizio in sofferenza. Troppa imprecisione nelle giocate decisive, malgrado le ottime prestazioni di Riquelme ed Erviti. Non a caso il gol è arrivato su calcio piazzato, grazie alla tenacia di due lottatori come SIlva e Roncaglia.

Ma proprio nello svantaggio si è vista la personalità dei brasiliani. Potevano crollare, tra la pressione per una finale tanto attesa e il tifo. Invece hanno continuato a giocare seguendo il loro spartito tattico, colpendo la difesa argentina proprio nei suoi punti deboli.
L'azione del pari di Romarinho, giovane da osservare, arrivata quando la partita sembrava già chiusa, gioca infatti sulla lentezza della coppia Caruzzo-Schiavi e sull'attitudine difensiva di un terzino offensivo come Clemente Rodriguez. Attaccante che attira la marcatura, protezione della sfera, passaggio in verticale, taglio nello spazio e gol. Da manuale, eppure molto poco brasiliano. Etti di concretezza e capacità di gioco, impreziositi da freddezza e tocco di un ragazzo classe '90, che finalizza in rete da campione. Un segnale psicologicamente fortissimo, tanto che negli ultimi minuti il Boca soffre pure, in una totale inversione dei ruoli.

Il pari finale rimanda ogni verdetto al ritorno (i gol in trasferta non valgono doppio). Ma la sorpresa Corinthians ha visto la propria imposizione a livello mentale.
Non è qui per caso, e adesso lo hanno capito tutti.


25 giu 2012

Inghilterra, ma dove volevi andare?

Premessa, prima di essere frainteso: l'Italia ha ampiamente meritato il passaggio del turno, anzi già arrivare ai rigori è stato un miracolo immeritato per la nazionale di Hodgson. La partita poteva comodamente finire 3-0 in virtù di una superiorità totale degli azzuri. Meno male che l'Inghilterra ha una tradizione pessima coi rigori.

Detto questo, la nazionale inglese è stata forse la peggiore in assoluto di questo Europeo. Per dirne due, nettamente peggio della Grecia (indicata comunemente e facilmente come anticalcio) per atteggiamento tattico, ma anche dell'Irlanda in relazione agli uomini che può schierare.

Gli uomini, appunto. Perchè come nomi questa nazionale si fa rispettare.
La verticale Hart-Terry-Gerrard-Rooney è di livello assoluto, e anche i comprimari sono tutti giocatori dal discreto pedigree (Ashley Cole, Glen Johnson, Lescott, Milner, Young).
Il valore dei singoli però è stato totalmente distrutto da un atteggiamento tattico a dire poco deleterio. C'è chi ha parlato di catenaccio, ma è improprio e svilente per il glorioso concetto di difesa a oltranza.
L'inghilterra infatti pensava solo a difendersi, ma saperlo fare è tutt'altra cosa. L'unica indicazione tattica evidente dell'allenatore era quello di mantenere il 4-4-2 con le linee di centrocampo e difesa bassissime e compatte. Nessun pressing, nessuna uscita dagli schemi, rispetto assoluto delle posizioni sui rientri e mantenimento costante. Punto. Niente gabbie, niente recupero palla, niente disturbo sul portatore, niente di niente. Nemmeno marcature sull'uomo. Solo tanta densità di uomini, e speriamo che basti (tradotto, che gli avversari vengano a sbatterci addosso). Come ciliegina finale, poca corsa, poca lotta, nessuna intensità. La base assoluta su cui costruire una difesa rocciosa inesistente.

Per aggravare il tutto, l'Inghilterra non aveva nemmeno nessuna idea specifica su come ripartire, una volta recuperata in qualche modo palla. Movimenti pochi e confusi, tentativi sporadici ed estemporanei, affidati più o meno all'estro di Rooney e Gerrard (non a caso contro l'Italia da quando lui si è fatto male l'Inghilterra non si è più vista oltre la metà campo), con l'idea di arrivare a puntare l'uomo per il cross o il tiro in porta. La poca intesa tra gli uomini ha anche peggiorato le cose.
Con un'idea di gioco tanto vaga e limitata, inspiegabile la rinuncia a Carroll, limitato quanto volete, ma immarcabile fisicamente e nel gioco aereo. Welbeck, giocatore decisamente più tecnico e manovriero, è finito sbranato dalla linea difensiva italiana.

L'inghilterra di Hodgson, in buona sostanza, era già troppo che fosse arrivata ai quarti per quanto dimostrato sul campo. Perchè questo tipo di atteggiamento tattico è stata una costante. Le variabili sono le prestazioni individuali, soprattutto del capitano Gerrard, che però non può sempre fare tutto per tutti, e gli avversari incontrati.

Infine, una considerazione.
Basta con la manfrina sui maestri inventori del calcio. L'Inghilterra ha vinto solo il Mondiale del 1966 in casa, con una finale famosa per aver "inventato" il concetto di gol fantasma. Da allora, a prescindere dal valore dei calciatori in rosa, solo magre figure a tutti i livelli e in tutte le competizioni, condite da eliminazioni spesso clamorose.
Basta alimentare il ricordo di una tradizione vecchia di oltre 60 anni tramontata appena il calcio è passata al professionismo.

24 giu 2012

Euro2012, quarti di finale

CONSIDERAZIONI GENERALI

  • il Portogallo è ad oggi la rivelazione del torneo, squadra con una vera identità di gioco in cui tutti portano il loro mattoncino.
  • la Germania corre spesso il rischio di piacersi troppo.
  • la Spagna attua un calcio principalmente difensivo (pur in modo atipico) che gioca sugli errori degli altri, alla faccia degli sproloqui contro il catenaccio. Lo dicono tutti i risultati ottenuti nelle fasi finali da Euro 2008 a oggi. Lo spettacolo NON sono 850 passaggi a centrocampo.
  • la Francia di Blanc si è rivelata squadra inconsistente, senza alcun leader capace di giocare a calcio, nè personalità.
  • elogiare per la fase difensiva una squadra come l'Inghilterra capace di concedere 5 palle gol pulite all'Italia in un solo tempo non ha alcun senso.
  • fermate i commentatori Rai finchè ancora c'è qualche partita. L'Italia tutta ve ne sarà grata. Non c'è modo di sopportare oltre imprecisioni, opinioni senza capo nè coda, pronunce a caso, ignoranza sparsa e arroganza da dinosauri. Salvateci.




CONSIDERAZIONI SUI SINGOLI

  • Bastian Schweinsteiger è in condizioni fisiche quantomeno precarie. Meno male che il suo gemello Khedira ha deciso di giocare anche per lui.
  • Cristiano Ronaldo dopo una delle partite peggiori della sua carriera nei gironi si è messo a giocare diventando la vera stella protagonista dell'Europeo. Personalità.
  • Mario Balotelli sarebbe comodamente il capocannoniere di questa manifestazione se non avesse sbagliato tutte le occasioni più facili che ha avuto. In compenso i rigori non li sbaglia mai.








ha collaborato moralmente G.B.

    River Plate, la fine dell'incubo?

    A tre giorni dall'anniversario della disfatta contro il Belgrano di Cordoba, ci pensa una doppietta di David Trezeguet a scacciare un anno di incubi, paure e vecchi fantasmi. Al River Plate sono servite tutte e trentotto le giornate di un girone dell'Inferno costruito su misura, tra trasferte infinite e sentite sfide contro rivali storiche. Un campionato lungo ed estenuante, un'altalena di emozioni, giocatori e prestazioni viste sul terreno di gioco. I Millonarios non si sono fatti mancare nulla, hanno dominato partite ostiche sulla carta e, con la stessa facilità, hanno perso punti contro avversari non proprio irresistibili.

    Ad un certo punto della stagione è sembrato di rivivere il finale dello scorso campionato, un déjà vu sulle note della poesia del Tano Pasman, un rincorrersi di passaggi a vuoto, quasi vittorie sfumate per errori individuali e un gioco di squadra divorato lentamente dalla pressione. Questa volta, tuttavia, c'è stato il lieto fine e, nonostante il tracollo alla penultima giornata, la Banda è riuscita a riconquistare la massima serie. L'uomo copertina è inevitabilmente David Trezeguet, arrivato a metà stagione nel tentativo di colmare quel vuoto offensivo lasciato nel 2009 da Falcao e autore di tredici reti nel solo girone di ritorno. Un bottino di valore assoluto per un giocatore che sembrava ormai lontano dai principali palcoscenici del calcio mondiale, richiamato in fretta e furia dal buen retiro negli Emirati Arabi.

    Se Trezeguet è il simbolo della promozione del River, l'eroe che non ti aspetti è Rogelio Funes Mori. Il Mellizo ha risolto le due partite decisive entrando dalla panchina in entrambe le occasioni, mettendo in campo grinta, fisico e determinazione che contro l'Almirante Brown hanno portato ad entrambe le reti di Trezeguet. Un'espiazione dei peccati per un giovane talento che, dopo un promettente esordio, era stato risucchiato nel caos di una squadra allo sbando, perdendo lucidità e convinzione nei propri mezzi.

    È dunque la fine di un incubo? No, perchè questo River è soltanto all'inizio di una lunga e faticosa salita per tornare ai massimi livelli del futbol argentino. La riconquista della Primera Division è il primo passo, ma adesso è giunto il momento di costruire una squadra vera, con un'identità di gioco e con il giusto mix di esperienza e talento per poter affrontare una stagione in cui l'ombra del promedio sarà ancora dietro l'angolo. Quest'anno il talento di singoli fuori categoria come Trezeguet, Cavenaghi, Dominguez e Ocampos ha parzialmente coperto delle lacune piuttosto evidenti sul piano organizzativo, ma Passarella e Almeyda dovranno lavorare con intelligenza e accortezza in vista della prossima stagione.

    23 giu 2012

    Copa Libertadores, finale

    Il 27 Giugno e il 4 Luglio si giocheranno andata e ritorno della finale dell'edizione 2012 della Copa Libertadores, torneo più prestigioso del Sudamerica. Le finaliste di quest'anno sono Corinthians e Boca Juniors.

    La squadra brasiliana, alla prima finale della sua storia, si può considerare la grande sorpresa della stagione.
    L'allenatore Tite dal suo ritorno al club paulista nel 2010 è riuscito a portare avanti un progetto tecnico decisamente apprezzabile, che ha già portato alla vittoria del Brasileirao 2011.
    Il suo Corinthians è una squadra molto poco brasiliana, che vince con organizzazione, difesa e collettivo, senza sfoggiare grandi nomi (con l'eccezione di Liedson, centravanti con una carriera allo Sporting Lisbona, usato come uomo d'esperienza).
    Il modulo di riferimento è il 4-2-3-1, in cui i due mediani sono gli uomini decisivi per le sorti della squadra. Ralf e Paulinho sono giocatori di personalità, con buona esperienza, ottima capacità tattica e tanta intesa. Sanno gestire i momenti del gioco, sviluppare la manovra, recuperare palloni e inserirsi in fase offensiva. Non a caso il numero 8 Paulinho è di fatto il miglior realizzatore della squadra, un pericolo costante per le difese avversarie. Per il resto è difficile inquadrare un vero protagonista o un talento rampante. Tutti seguono lo spartito eseguendo dei compiti ben precisi.
    Il Timão ha subito 3 gol in tutta la Copa, 2 nei gironi e 1 da Neymar nella sfida di ritorno contro i campioni in carica del Santos. Tendenzialmente segnano anche poco, ma questa solidità è la garanzia su cui hanno costruito tutti i loro successi.

    Il Boca ha cominciato la Libertadores con qualche problema di
    troppo . E in verità ha sofferto anche dopo i gironi, dimostrando però grande personalità e voglia di lottare fino all'ultimo, personificata ovviamente da Santiago Silva.
    Falcioni è riuscito a superare le difficoltà iniziali grazie a un surplus di qualità, fornito dai suoi giocatori più tecnici e da un paio di innesti. Riquelme ha disputato un semestre stratosferico. Erviti si è scrollato di dosso il suo ruolo da assoluto gregario regalando spunti importanti. Mouche è finalmente uscito dal guscio, garantendo movimento e imprevedibilità offensiva, ma anche inaspettatamente gol.
    Come extra ci sono stati Pablo Ledesma e Juan Sanchez Miño. L'ex Catania ha sostituito Diego Rivero a centrocampo dando finalmente al Boca uno sbocco offensivo sulla fascia destra. Si sta riprendendo da un infortunio, ma può essere un fattore. Il ragazzo delle giovanili, classe '90, è la sorpresa della stagione. Mancino con qualità e personalità, è risultato decisivo con gol e giocate sia da centrocampista che da terzino, ed è attualmente la migliore arma tattica del suo allenatore.

    Si annuncia una finale non spettacolare, ma molto combattuta, specie in mezzo al campo.
    Entrambe le squadre puntano molto sulla fase difensiva, sull'ordine, sulla fisicità e sulla densità nella zona centrale del campo. Il primo errore potrebbe risultare letale.
    In questo senso l'esperienza di giocatori come Riquelme (miglior marcatore del Boca nella Copa, vincitore 3 volte), Clemente Rodriguez (secondo argentino con più presenze in Copa,vincitore 3 volte) e Rolando Schiavi (vincitore 2 volte) potrebbe risultare decisiva contro una squadra come il Corinthians, alla prima finale della sua storia.


    Nota extra: per i tifosi italiani questa finale si arricchisce di una nota curiosa. Se il Boca vincesse diventerebbe il club con più titoli internazionali al mondo, costringendo il Milan a scucirsi dalla maglia il suo ormai famoso slogan.
    Che per precisione dovrebbe essere "il club che, considerando solo i trofei internazionali, è pari al Boca Juniors".

    20 giu 2012

    Euro 2012 - Terza Giornata

    CONSIDERAZIONI GENERALI

    • La Russia, in novanta minuti, ha abbandonato il posto di squadra rivelazione del torneo, diventando una delle maggiori delusioni.
    • Nel Gruppo A la Grecia conferma la sua assoluta imprevedibilità. Di prevedibile tuttavia rimane il livello del gioco espresso in questi anni.
    • Onestamente, servono parole per l'Olanda di Van Marwijk?
    • Il Portogallo: è già stato annunciato il giorno di festa nazionale per le cinque reti messe a segno in due partite?
    • Media e giocatori italiani. Parlare di calcio giocato è reato? Considerata la qualità messa in campo, tuttavia, potrebbe essere così.
    • Un girone fatto su misura e non riuscire ad accedere ai Quarti. Complimenti alla Polonia.
    • Il gioco non è certo quello che ci si aspetta dai "maestri" del football. Certo che se la squadra entra sempre sul terreno di gioco con il carattere di capitan Gerrard, Hodgson & Co. potranno dire la loro.
    • Francia: hanno subito gol da Ibrahimovic. In Europa.


    CONSIDERAZIONI SUI SINGOLI

    • La risposta di Cristiano Ronaldo alle critiche: una partita da leader vero.
    • Lars Bender: il gemello di Leverkusen, sconosciuto ai più, gioca una gran partita in un ruolo non suo, segnando pure il gol vittoria.
    • È colpa nostra se Ibrahimovic decide di segnare un gol bellissimo in Europa nell'unica partita fondamentalmente inutile?


    In collaborazione con G.d.C.

    12 giu 2012

    Euro2012 - Prima Giornata

    CONSIDERAZIONI GENERALI

    • Le favorite hanno fatto a gara a chi impressiona meno. Strategia?
    • L'Olanda senza clan interni nemmeno si presenta alle grandi manifestazioni. Per fortuna ci pensano le vecchie glorie come Cruijff e Van Basten a gettare acqua sul fuoco.
    • Il Portogallo nel 2012 deve ancora capire che si gioca per segnare.
    • La Spagna, in compenso, se lo è dimenticato.
    • Il contropiede non è anticalcio e paga.
    • Il possesso palla estenuante del Barça di Guardiola sta rovinando questo sport, vero Laurent Blanc?
    • In compenso Hodgson si difende e, nel dubbio, non riparte neanche.
    • I giornalisti irlandesi saranno dei tonti, ma alcuni giocatori del Trap non sono da meno.
    • La straordinarietà del calcio senza vuvuzelas.


    CONSIDERAZIONI SUI SINGOLI

    • Benzema è una punta,anzi l'unica punta della Francia, giocare a centrocampo non serve.
    • Cosa avrà pensato Balotelli in quegli interminabili secondi di fronte ad Iker Casillas?
    --A) Quella parte della "Critica della ragion pura di Kant" non mi è molto chiara.
    --B) Quando devo pagare la prima rata dell'IMU?
    --C) Oh, ma questo portiere è quello che va con quella mora da urlo?
    • Torres: non appena Del Bosque si decide a giocare con una punta mette a ferro e fuoco la difesa azzurra. Peccato sia incisivo quanto il Mario Jardel dei tempi di Ancona.
    • Ottima prestazione di De Rossi nella difesa a tre di Prandelli. Si prospetta già un futuro alla Beckenbauer. Aspettare ancora qualche partita prima di candidarlo al Pallone d'Oro è reato?
    • La poesia nella doppietta di Shevchenko.
    • Sneijder: partita illuminata e illuminante. Se i compagni non segnano perchè lo odiano lo dicano subito e si trova una soluzione. A proposito di clan.


    NOTA A PARTE

    Maxi Lopez: "I grandi calciatori argentini sognano la Spagna, ma poi, chissà perchè, finiscono tutti a giocare nella Seleccion argentina."

    Ancora Maxi Lopez: "La Germania? Sarebbe bello, anche perchè gli argentini lì sono sempre stati valorizzati."

    Sempre Maxi Lopez: "So che ci sono stati alcuni contatti, io non ho preclusioni, posso giocare ovunque. Se vi devo rivelare un sogno, però, dico la Francia."

    Nuovamente Maxi Lopez: "Per un attaccante giocare con Roy Hodgson è il massimo. Lui pratica un calcio offensivo che per noi centravanti è fantastico."


    In collaborazione con G.D.C.

    10 giu 2012

    Derive estremiste

    Che la Spagna abbia come modello di riferimento il Barcellona lo sanno anche i sassi.
    La cosa preoccupante è come una nazionale che ha molti giocatori cardine in comune con un club, ma anche delle innegabili differenze (la principale: l'assenza di Messi) e soprattutto un allenatore diverso accetti acriticamente tutte le derive e gli estremismi tattici del modello di riferimento, senza chiedersi se sia il caso di rivedere qualcosa o integrare una certa idea di calcio.

    Dove è andato il Barcellona, la Spagna l'ha seguito.
    Ad oggi manca solo la difesa a tre, probabilmente per l'assenza di un propulsore come Dani Alves a destra. La titolarità di Fabregas è l'ultimo esempio in ordine cronologico. Ma prima c'erano state, ad esempio, l'imposizione di Busquets, l'uso di David Villa come ala, la progressiva riduzione del numero di punte in campo.
    Nella partita contro l'Italia si è arrivati all'ultimo stadio, il 4-6-0 mascherato da 4-3-3, senza alcuna punta nemmeno di nome in campo. Chiaro derivato del modulo che Guardiola ha varato per il Barcellona 2011/2012, con le sole differenze dal centrocampo in su di Xabi Alonso in mezzo e David Silva a coprire il ruolo di Messi. Un'idea di gioco che punta a esasperare il possesso palla sfruttando come mezzi per scardinare le difese altrui le azioni personali di Iniesta (spesso insistite, come in blaugrana), gli inserimenti di Fabregas (come in Catalogna) e la capacità di Xavi e Silva di creare gioco e servire i tagli, uno più basso e uno più alto.

    Il problema è che trattasi di un sistema tremendamente sterile, a meno di qualche giocata da campione (l'assist di Silva sul gol di Fabregas rientra nel caso). I difensori hanno vita troppo facile contro una squadra senza nessuno a dare profondità, nè centrale nè sulle fasce, nessuna minaccia aerea, nessuno dentro l'area e addirittura nessuno specialista del tiro da fuori (le caratteristiche degli spagnoli parlano chiaro). Una squadra organizzata riesce a trovare le giuste contromosse per chiudersi e pure ripartire senza troppi sforzi. Come dimostra l'Italia di Prandelli, squadra tutt'altro che fenomenale, che però ha sofferto nettamente di più quando è entrato in campo Torres, un attaccante che non è esattamente al vertice della carriera, ma almeno i movimenti li sa fare.
    Lo stesso Barcellona in questa stagione ha avuto dei problemi seguendo quest'idea di gioco. Togliere dall'equazione Messi (autore di 73 gol in stagione, sostanziale unico marcatore della squadra) per Silva (che non arriva a 70 gol in carriera) potrebbe rivelarsi uno scoglio fatale per la nazionale roja.

    Urge tornare a giocare a calcio con gli attaccanti, almeno finchè vince ancora chi segna un gol in più degli altri.

    7 giu 2012

    Prandelli, perchè?

    Ormai due anni fa Cesare Prandelli si è accollato un compito non semplice.
    Ricostruire la nazionale italiana dalle macerie del Mondiale 2010, dove Lippi portò una squadra senza alcun senso alla peggior figura della storia. Il progetto tecnico doveva ripartire da zero, con pochissime figure di riferimento ancora presentabili, e l'affetto dei tifosi era tutto da riconquistare.
    Il ct ha lavorato bene, costruendo una nazionale nuova, più giovane, più tecnica, aperta a nuovi innesti e con un'idea di gioco più moderna.

    L'avvicinamento di una competizione ufficiale, cioè il suo primo impegno vero da ct dell'Italia, sembra aver avuto un effetto a dire poco devastante sulla capacità decisionale dell'allenatore di Orzinuovi. Lo scandalo scommesse di sicuro non l'ha aiutato, e per chiunque sarebbe stato difficile non farsi trascinare da una situazione così spinosa. Ma Prandelli ci ha messo tanto, troppo del suo, anche tralasciando la scelta dei 23, comunque discutibile e discussa.

    Innanzi tutto con l'autogol clamoroso del codice etico.
    Sbandierato fin dall'inizio, applicato e sottolineato in ogni occasione come ben sa Mario Balotelli, è improvvisamente uscito dal vocabolario nazionale all'arrivo di indagini della magistratura oltre lo sportivo. Qualcosa che dovrebbe essere un filo più grave di un rosso o qualche bambinata. Unica vittima, con la sola colpa di essere meno fortunato degli altri, Domenico Criscito a seguito dell'avviso di garanzia ricevuto a Coverciano (e quindi impossibile da ignorare). Ma anche per il terzino, nessuno ha fatto riferimento al codice etico.
    In più il solitamente equilibratissimo ed ecumenico Cesare ha avuto la bella idea di esternare il suo pensiero sul caso, definendo 30-40 sfigatelli gli indagati nel caso. Peccato che due fossero nella sua nazionale, uno è in Polonia (Bonucci) e Buffon quantomeno ha dei vizi da spiegare. Benzina sul fuoco, totalmente gratuita.
    C'è poi la questione tattica.
    Prandelli ha avuto un progetto continuo e coerente. Difesa a 4, attacco possibilmente con 3 elementi (ma dipende dall'avversario), centrocampo votato al palleggio.
    Fino a una settimana fa, quando ha deciso di varare il 3-5-2 in totale ossequio alla Juventus (e alla Fiat sponsor della nazionale, direbbe qualcuno), rimediando un rotondo 3-0 contro la Russia. Modulo particolare che richiede giocatori pronti a diversi ruoli, molta corsa e meccanismi ben oliati.
    Tradotto, qualcosa che può permettersi Conte allenando sempre i suoi uomini con una partita a settimana, ma un azzardo totale per un ct. A due settimane dall'esordio contro la Spagna campione europea e mondiale in carica, tanto per aggiungerci il carico.
    E visto che le disgrazie non vengono mai sole, ciliegina sulla torta del destino. In mezzo a problemi fisici minori (Balotelli, Maggio), si è infortunato più seriamente Andrea Barzagli, punto di riferimento imprescindibile per la difesa della Juventus, e quindi dell'Italia, e perno della difesa a 3 in quanto unico tra i difensori convocati a poter giocare centrale.
    Tanto che la sua sola alternativa per Prandelli è De Rossi. Un centrocampista. E gli altri difensori che ci stanno a fare? Mistero.

    Senza arrivare a parlare dei problemi di convivenza di Thiago Motta e Pirlo (ma se li schiererà insieme, magari con la difesa a 3, sedetevi bene sul divano) o dei dubbi sulla consistenza di certi attaccanti fuori dal loro laghetto (Di Natale, Giovinco) o della tenuta mentale (Balotelli, Cassano), Prandelli ha minato pesantemente il suo lavoro di due anni.