18 ott 2012

La crisi di Tabarez

L'Uruguay del maestro Tabarez è stata la migliore realtà del calcio sudamericano degli ultimi anni. Esplosa a sorpresa nel Mondiale 2010 ha trovato nella Copa America 2011 la sua consacrazione attraverso una vittoria temporalmente molto attesa.
Da quel preciso momento, però, qualcosa è cambiato.

I semi della situazione attuale si trovano proprio all'inizio di quella trionfale Copa, che l'Uruguay ha vinto con una certa sofferenza nella prima fase. Il risultato, anche per l'eliminazione della favorita Argentina, ha cancellato tutte le difficoltà emerse, facendo forse sopravvalutare la condizione della celeste per il presente e l'immediato futuro a tutti, ma soprattutto al suo allenatore.
La crisi dell'Uruguay, iniziata con la delusione olimpica e proseguita con 3 sconfitte e 1 pareggio nelle ultime 4 partite di qualificazione ai Mondiali con 2 gol fatti e 11 subiti, nasce da motivazioni tattiche e scelte di uomini totalmente ascrivibili a Oscar Washington Tabarez.

Cominciando dagli uomini è evidente che il Mondiale 2010 segni in modo indelebile le scelte del ct nell'ossatura della squadra.
Diego Forlan è l'uomo di fiducia, il leader designato attorno a cui la formazione è costruita. La sua imposta titolarità è un peso per la squadra perchè la condiziona. Tabarez vede in lui il suo 10, l'organizzatore totale del gioco offensivo, perchè proprio su questo ha costruito i suoi successi. Peccato che del Pallone d'Oro del Mondiale sia rimasto giusto il ricordo per un declino fisico e tecnico che pare inarrestabile.
Questa scelta ha due conseguenze:
- i centrocampisti sono esclusivamente uomini di rottura col solo compito di appoggiare il pallone a Forlan. Se lui non riesce più a dare una regia alla squadra, tutto il gioco si blocca. I giocatori con più qualità (Lodeiro, Gaston Ramirez) sono seconde scelte schierate spesso per recuperare e sempre limitati da compiti difensivi.
- gli uomini offensivi corrono, letteralmente, attorno e per Forlan. Se Luis Suarez, a suon di gol, è riuscito a ritagliarsi un suo spazio, il vero sacrificato è Edinson Cavani. Il suo status di bomber internazionale fa si che il ct lo schieri spesso titolare, ma per "colpa" delle sue qualità atletiche e della sua propensione al sacrificio Tabarez lo dirotta regolarmente (vale a dire anche quando non gioca Forlan) in ruoli di fatica.
In un contesto molto confusionario (continua alternanza di nomi, formazioni iper difensiviste e iper offensive schierate non solo a distanza di pochi giorni, ma anche all'interno della stessa partita) lascia particolarmente perplessi la gestione di due talenti che rappresentano il futuro della celeste, Cavani e Gaston Ramirez.
Il numero 7 del Napoli viene schierato con costanza come esterno di centrocampo vero, chiamato a coprire tutta la fascia. Dire che è sacrificato vedendolo chiudere diagonali difensive nella sua area di rigore è poco.
L'ex numero 10 del Bologna viene schierato in ruoli sempre diversi (e tendenzialmente assurdi), con compiti spesso in antitesi con le sue caratteristiche. Si intuisce che Tabarez voglia puntare su di lui per età e talento, ma il maestro non sembra proprio in grado di sposare la necessità di lanciare un giovane con le sue esigenze.

Le scelte tattiche sono, per prima cosa, un riflesso delle scelte operate sui nomi.
L'idea originale era un 4-3-1-2 che durante la Copa America si è trasformato in 4-4-2 in linea ufficialmente a causa dell'infortunio di Cavani, in sostanza per permettere al solito biondo numero 10 di giocare qualche metro più avanti. Da trequartista non riusciva più a garantire l'intensità necessaria. Alvaro Gonzalez a destra e Alvaro Pereira a sinistra fornivano tutta la corsa e la fisicità che serviva a coprire il campo, Martin Caceres nell'inedito ruolo di terzino sinistro permetteva di schierare una difesa a 3 mascherata che limitava di molto i rischi.
Una soluzione contingente su cui Tabarez ha lavorato prima provando all'Olimpiade una difesa a 3 fissa per liberare offensivamente i suoi centrocampisti più "leggeri" e tecnici, poi in mancanza di risultati virando nuovamente su un 4-4-2 in linea per la nazionale maggiore. Alla luce delle ultime prestazioni, un modulo che non garantisce solidità nè permette di sfruttare il talento dei giocatori offensivi.

L'Uruguay è al momento prigioniero del suo recente e luminoso passato. 
La soluzione più immediata quanto drastica sarebbe la rinuncia al totem Forlan, che avrebbe come conseguenza un naturale ri-assestamento di tutta la formazione.
Tabarez avrà il coraggio di farlo da qui al 2014?

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