27 nov 2013

Diego Costa e i suoi fratelli (ovvero i brasiliani ignorati dal Brasile)


Diego Costa sembra una mia personale ossessione (e in parte lo è), ma è semplicemente un giocatore attorno a cui viene naturale sviluppare diversi discorsi. Uno di questi è la tendenza della CBF di ignorare certi giocatori che potrebbero essere utili alla nazionale perchè di formazione europea.
Brasiliani di nascita, ma calcisticamente cresciuti ed educati lontani da casa per mille motivi, di fatto vengono ignorati finchè o cambiano passaporto o maturano completamente, mentre al contrario i giocatori "locali" accumulano molta esperienza di selecao fin da giovani.
Per entrambi i casi si possono fare diversi esempi.

Tralasciando Diego Costa di cui si è già parlato, negli ultimi anni diversi giocatori eleggibili per il Brasile sono andati a rinforzare altre nazionali.
L'ultimo in ordine di tempo è Thiago Motta. Nato in Brasile, trasferitosi in Spagna a 17 anni, dopo essersi rilanciato al Genoa e aver vinto tutto con l'Inter ha deciso di vestire la maglia azzurra senza troppi rimpianti, diventando un elemento importante nello scacchiere di Prandelli.
Ha trovato discreta fortuna con la Spagna Marcos Senna. Nato in Brasile, si trasferisce a Vilareal a 26 anni e qui passa tutta la sua carriera europea. Nel 2006 la nazionale roja lo chiama e Marcos si rivela un giocatore fondamentale per la conquista dell'Europeo 2008, il primo tassello del dominio spagnolo all'alba dell'era tiqui-taka.
Anche Pepe, che per quanto sempre discusso è alla sua settima stagione al Real Madrid, nasce in Brasile e si trasferisce in Portogallo a 18 anni. Maritimo, Porto e appunto Real le sue squadre, che lo hanno portato alla nazionale portoghese nel 2007 (pare rifiutando una chiamata di Dunga per il Brasile).
Prima di loro è il caso di citare Deco, giocatore rivelazione del Porto di Mourinho e protagonista assoluto del Barcellona di Rijkaard. Nato in Brasile, arriva in Portogallo a 19 anni ed esordisce col Portogallo nel 2003 proprio contro la sua nazionale di nascita segnando pure un gol decisivo.
No, non ho intenzione di citare Amauri.
In tutti questi casi è da segnalare il silenzio della federazione brasiliana. Evidentemente solo il numero 19 dell'Atletico merita certe attenzioni.
Ovviamente si trovano anche casi simili per le giovanili, ma a quel livello indubbiamente i selezionatori hanno il vantaggio di poter contare su un bacino di talenti pressochè illimitato in loco. Tuttavia qualcosa di buono sboccia anche all'estero, per citarne due Rodrigo e Jorginho.
Rodrigo del Benfica nasce in Brasile, cresce nelle giovanili del Celta Vigo, arriva al Real Madrid a 19 anni e diventa un titolare nel Benfica. Comincia con la Spagna nel 2009 con la selezione Under 19, mettendo insieme 37 presenze e 26 gol nelle varie giovanili.
Jorginho è la rivelazione dell'Hellas Verona. Nato in Brasile, cresciuto nel vivaio gialloblu, dopo essersi imposto in Serie B ha ricevuto la convocazione per l'Under 21 italiana.

Altri giocatori non hanno "tradito", attendendo con pazienza un'occasione.
Di recente Maxwell e Dante hanno vista premiata una lunga attesa. Il terzino dopo 12 anni di carriera in Europa fa il suo esordio col Brasile a 32 anni. Il centrale, che ha sviluppato la sua carriera tra Francia, Belgio e Germania, fa il suo esordio in nazionale a 30 anni dopo aver vinto tutto col Bayern Monaco.
Un altro ritardatario che adesso ha un posto è Hulk. L'ex Porto dopo una carriera particolare arriva compiutamente alla nazionale (l'esordio vero è nel 2009, ma poi il nulla) nel 2012 come fuoriquota per le Olimpiadi, a 27 anni.
Willian, ex Shakthar ora al Chelsea, è un caso abbastanza emblematico: giocatore dell'Under20 finchè è rimasto in Brasile, viene convocato per un'amichevole a 23 anni e rivede la nazionale solo a 25 dopo ottime prestazioni nel girone di Champions. Il suo ex compagno Fernandinho, malgrado grandi stagioni in Ucraina e un trasferimento record al City dove gioca titolare, invece aspetta ancora di tornare tra i convocati dopo le presenze raccimolate nel 2011 (a 26 anni). Entrambi si sono trasferiti allo Shakthar da giovani.
Ci sono poi i compagni di Diego Costa, Filipe Luis e Joao Miranda. Il terzino sbarca in Europa a 20 anni e sviluppa la sua carriera in Spagna tra Deportivo e Atletico. Oggi è uno dei migliori mancini del campionato eppure non vede la nazionale dal 2009. Miranda, decisivo addirittura in finale di Coppa del Re, giocava in nazionale con Dunga quando faceva ancora parte del San Paolo, mentre oggi viene ignorato.
Infine c'è il caso di Fernando Reges. Pescato dal Porto a 19 anni nella terza divisione brasiliana, gioca da sempre nella Primeira Liga e ha collezionato 11 titoli in 6 stagioni con la sua squadra. Nessuno dal Brasile l'ha mai cercato dopo un Sudamericano Under20.

Presunzione? Snobismo verso un calcio diverso? Troppi talenti da gestire? Semplice miopia?

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