25 dic 2013

Intervista a Stefano Borghi - La squadra del cuore di Papa Francesco San Lorenzo de Almagro


Stefano Borghi, noto telecronista oggi su Fox Sports, ha scritto il suo primo libro: La squadra del cuore di Papa Francesco - San Lorenzo de Almagro.
Come recita un classico adagio, a Natale siamo tutti più buoni. Per questo AguanteFutbol ha deciso di contattare nuovamente Stefano, cercando di dare una cornice a un'opera che non può mancare nella libreria di ogni appassionato di calcio.

Al contrario di altri tuoi colleghi, tu non sei mai stato un personaggio "invasivo" in cerca di particolare visibilità. Come ti è venuta l'idea di scrivere un libro? E l'argomento come lo hai scelto, tra tante storie disponibili?
L'idea nasce dalla casa editrice Imprimatur, che mi ha contattato a fine Aprile per raccontare questa passione del Papa. Il San Lorenzo è una squadra poco conosciuta che grazie alla sua figura ha trovato grande pubblicità e una certa curiosità che si poteva soddisfare. L'idea mi è sembrata interessante, scrivere si è rivelato stimolante e bello.

La raccolta del materiale per raccontare passo per passo 105 anni di storia non deve essere stata comoda. Come ti sei orientato tra racconti, aneddoti e dati certi? Quanto materiale hai dovuto
scartare?
Ho optato per uno sviluppo e una ricerca cronologica, più semplice e fruibile. Per le informazioni ho scelto di sfruttare solo internet che è un mezzo comodo, ma anche molto potente. Le ricerche sono state accurate, ho trovato molto materiale e analizzato documenti e testimonianze. Avevo già una conoscenza di base, ma molte cose le ho approfondite e ho cercato di dire tutto nel libro, soffermandomi sulle parti più interessanti e cercando di comunicare le figure e il contesto con quello che avvolgeva il San Lorenzo. Trovati i dati il lavoro più importante è stata la rielaborazione divulgativa, per rendere il libro più accessibile. La storia del club è significativa e merita di essere letta da tutti, anche da chi non segue il calcio. Il risultato è la mia interpretazione di questa storia. 

C'è un personaggio della storia del Ciclon che ti stuzzica particolarmente?
Ce ne sono veramente tanti e scegliere è per forza riduttivo. Una figura da analizzare da ogni punto di vista è quella del Bambino Veira, che è stato giocatore e a più riprese allenatore. Tanti aspetti, anche quelli di personaggio pubblico fonte di aneddoti, molte luci, ma anche un grande buio per un fatto di cronaca che lo riguarda. Oltre a lui si può nominare Sanfilippo, il terceto de oro, il fondatore Don Lorenzo Massa. C'è l'imbarazzo della scelta. In più c'è la vicenda della perdita del Gasometro sotto la dittatura, una storia con poche certezze ufficiali, ma tantissimo materiale, in cui ognuno trova la sua verità. La mia l'ho scritta nel libro, unendo i puntini. 

Per una curiosa coincidenza il San Lorenzo ha vinto il campionato a pochi giorni dall'uscita del libro. Dato che tu segui quel calcio, quando hai iniziato a pensare che sarebbe potuto succedere? Come l'hai presa?
Io ero convinto che il San Lorenzo avrebbe vinto questo campionato. Ad Agosto ho detto chiaramente al mio editore di fare attenzione alla data di pubblicazione perchè la vittoria avrebbe richiamato attenzione. Una buona squadra, niente coppe, una mistica avvolgente portata avanti dalla figura di Papa Francesco. 

Come si legge nel libro, il San Lorenzo ha determinate tradizioni sui giocatori offensivi, che ritengo rispettate nella formazione attuale. Troviamo il talento del vivaio (Correa), l'idolo di ritorno (Romagnoli), il centravanti agile e rapace (Cauteruccio), il falso nueve che fa sia da rifinitore che da realizzatore (Piatti). A prescindere dal valore dei singoli ti sembra un'analisi corretta?
Assolutamente, seguendo la storia il San Lorenzo ha sempre vinto con formazioni così costruite. Aggiungo una difesa dura, formata da veri gauchos, e la sofferenza finale della partita contro il Velez, col portiere Torrico a ergersi eroe. Il calcio ci regala sempre storie di questo genere, che vanno raccontate e approfondite anche nella loro ciclicità. 

Vinto l'Inicial si riaprono le porte della grande ossessione del club, quella Copa Libertadores tanto inseguita. Come pensi possa andare il San Lorenzo? La formazione attuale ha abbastanza margini di crescita o si deve passare necessariamente dal mercato?
La Copa è l'ossessione assoluta del popolo di Boedo. La seguiranno con grande trasporto, prevedo trasferte oceaniche. Bisogna ricordarsi però che la Libertadores è imprevedibile e ad oggi non abbiamo nemmeno il quadro completo. Sarà fondamentale il mercato ovviamente, sia in entrata che in uscita. Bisogna crederci anche perchè le brasiliane, che sono le più forti, non sembrano in un grande momento e saranno distratte dal Mondiale di casa. Il fermento è per quella manifestazione, non per la Copa. 

Vista la tua passione e la tua abilità di narratore, questo libro rimarrà un episodio isolato o possiamo sperare sia solo l'inizio di una serie? In Argentina ci sono molte storie interessanti da scoprire.
Ora ho altre cose, ma l'esperienza mi ha divertito. Se ci sarà l'occasione non mi tiro indietro. Intanto c'è già l'idea di una seconda edizione aggiornata. Ho lasciato apposta un finale aperto, in divenire, pronto a svilupparsi con l'evolvere dei fatti. Qualcosa sull'Inicial 2013 va detto. 


Si ringrazia immensamente Stefano Borghi per la cortesia e la disponibilità

17 dic 2013

La crisi del Tottenham di Villas Boas


I 5 gol subiti dal Liverpool hanno segnato la fine dell'era Villas Boas nella parte bianca di Londra. Troppo pesante il risultato, che rappresenta però solo la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno.
Villas Boas è al suo secondo esonero consecutivo e la sua carriera rischia di essere seriamente compromessa, anche se un rifugio sicuro come la panchina del Porto resterà sempre disponibile. Al Chelsea si era scontrato con questioni ambientali troppo dure, chiedere a Scolari per informazioni, pagando anche gioventù e una certa intransigenza sia tattica che nei rapporti. Che Di Matteo abbia poi vinto Champions e FA Cup è più che altro una beffa. Questo suo secondo esonero inglese ha una matrice del tutto diversa.

Il Tottenham punta forte su di lui a luglio 2012. Gli Spurs hanno da tempo l'ambizione di diventare definitivamente una grande d'Inghilterra, magari coltivando anche sogni di titolo. Il giovane portoghese rappresenta la figura ideale per dare un senso di svolta verso il moderno. L'andamento della prima stagione sembra dare ragione alle speranze del club.
Quinto posto finale con record di punti del club (72, solo 1 meno dell'Arsenal quarto), mettendo in mostra un buon calcio che ha fruttato anche 66 gol (quarto miglior attacco alla pari del City). Protagonista assoluto è Gareth Bale, portato dal suo allenatore a vette di rendimento assolute che lo condurranno al Real Madrid con una cessione da tripla cifra. In Europa League si ferma ai quarti contro il Basilea dopo aver eliminato Lione ed Inter. Momento più alto della stagione la vittoria per 2-3 contro il Manchester United in una partita epica e combattutissima che ha portato il Tottenham a espugnare Old Trafford dopo 23 anni.
Su queste buone premesse la società ha innestato un mercato faraonico, quasi barocco per abbondanza, contando sui soldi (arrivati all'ultimo) derivati dalla vendita dell'asso gallese. Chiriches, Paulinho, Soldado, Lamela, Chadli, Eriksen, Capoue sono i nomi di una campagna acquisti da oltre 100 milioni e vanno a rinforzare una rosa già di livello, assecondando i desideri di un allenatore desideroso di qualità. Però poi comincia il campionato e subentrano da subito delle difficoltà che non saranno mai risolte e porteranno all'odierno esonero.
Per quanto attualmente sesto in campionato, in 16 giornate il Tottenham ha segnato appena 15 gol, 2 in meno del capocannoniere Suarez da solo, subendone 21, di cui 14 da West Ham, Manchester City e Liverpool. Contro le squadre che la precedono in classifica sono arrivati 2 pareggi e 3 sconfitte. In totale sono già 5 le partite perse, quando in tutto lo scorso campionato sono state 8.
Si è persa insomma quella mentalità che aveva stupito nel primo anno, come anche la capacità di andare in rete con continuità. In più Villas Boas è sembrato più in difficoltà che in vantaggio nel gestire una rosa tanto varia ed ampia. Moduli e uomini spesso nuovi, poca chiarezza nelle gerarchie, giocatori dimenticati, poche idee su come sviluppare il gioco.

Troppi cambiamenti tutti insieme? Si è sottovalutata la perdita di due uomini chiave come Bale e Parker? Villas Boas tra campionato e coppe non ha avuto tempo di dare alla squadra la sua impronta?
Di sicuro ci resta l'idea di una gigantesca occasione sprecata, per un tecnico si giovane e di talento, ma che forse si sta perdendo nella stessa immagine che si è costruito.
Andrè Villas Boas è un personaggio particolare e affascinante. Bella presenza, parenti di sangue blu, una carriera nata con un aneddoto da film e indissolubilmente legata a Mourinho nello sviluppo. Contando però 4 titoli e 3 esoneri (uno come ct delle Isole Vergini a 23 anni) rischia  di rimanere solo questo.
Una meteora (perchè comunque il suo nome negli almanacchi rimane) bella da raccontare che non ha mantenuto tante, forse troppe promesse.

16 dic 2013

San Lorenzo campeon


L'ultima giornata della primera Argentina era aperta a ogni risultato.
Le due attesissime partite si sono chiuse con altrettanti pareggi (Velez Sarsfield - San Lorenzo 0-0, Newell's Old Boys - Lanus 2-2), ma lo svolgimento è stato ben più emozionante di quanto raccontano i tabellini. C'è stata tanta paura che ha bloccato le squadre, ma anche emozioni, parate e gol. Una successione di eventi che nello svolgersi ha dato una crudele speranza ai tifosi di ogni squadra coinvolta, premiandone alla fine solo una. Quella probabilmente più aiutata dall'alto vista la fede dichiarata di Papa Bergoglio.
Il San Lorenzo infatti, malgrado i tentativi di suicidio, si è laureato campione dell'Inicial mantenendo il vantaggio di 2 punti sulle inseguitrici. Una vittoria importante e significativa a 6 anni dell'ultimo titolo vinto con in campo una serie di grandi nomi locali (Augustin Orion, Gaston Fernandez, Ezequiel Lavezzi, Cristian Tula, Jonathan Botinelli, Cristian Ledesma, Osmar Ferreyra e Diego Rivero).

La giornata finale dell'Inicial 2013 è iniziata in pieno stile argentino, con importanti ritardi e il rischio di non poter giocare la sfida tra Velez e San Lorenzo per l'intromissione di un magistrato che chiedeva la chiusura almeno parziale dello stadio José Amalfitani, a causa del ritrovamento durante l'ultima ispezione di alcolici, materiale pirotecnico e oggetti contundenti. Accantonato il giallo, la partita di Buenos Aires e quella di Rosario hanno regalato un'altalena di emozioni, con le squadre impegnate nell'Interior ad affrontarsi a viso aperto, consapevoli della necessità di fare bottino pieno, e Pizzi a giocare una sfida a scacchi con Gareca, forte del vantaggio in classifica. Un pareggio, nel peggiore dei casi, avrebbe infatti garantito al Cuervo almeno un biglietto per lo spareggio contro l'eventuale vincente di NOB-Lanus.

La battaglia tra Lepra e Grana, alla fine, ha favorito la prima in classifica, permettendo al Ciclon di giocare per 90' con attenzione e ordine, senza la necessità di sbilanciarsi e offrire il fianco al Velez di Gareca. In un Fortin di Liniers stracolmo, con la Pandilla a fare da colonna sonora, la squadra di casa ha faticato a trovare ritmo e precisione, nonostante l'ottima regia di un Lucas Romero sempre più in crescita, permettendo agli ospiti di gestire tempi e gioco senza troppe difficoltà. Nei primi 75 minuti le occasioni più chiare sono state infatti del San Lorenzo, con qualche buono scambio in velocità sull'asse Piatti-Ruiz-Correa, poi l'emozione, la fatica e i nervi hanno preso il sopravvento e il peso offensivo del Velez è uscito allo scoperto. I cambi di Gareca hanno scombussolato la fase difensiva dell'undici di Boedo e soltanto il palo è riuscito a opporsi ad una splendida iniziativa individuale di Allione, il più pericoloso dei suoi. Ed è proprio sui piedi del giovane esterno del Fortin che, al 90', si è trovata la palla del titolo: rimbalzo perfetto dopo un salvataggio disperato della difesa del San Lorenzo, stadio immobile e tempo fermo per qualche secondo, ma alla sua conclusione si è opposto con un riflesso straordinario Sebastian Torrico. San Sebastian di Mendoza.
Gli ultimi secondi sono stati attimi di sofferenza pura, raccoglimento e lacrime, come quelle del Pipi Romagnoli, monumento e capitano del Ciclon.

Il percorso del Cuervo è partito da lontano, con una ristrutturazione generale fondata su una nuova generazione di talenti giovani/giovanissimi e un'intelaiatura di gioco precisa data dall'allenatore Juan Antonio Pizzi. Alla freschezza e imprevedibilità del classe '95 Angel Correa, del ventenne Alan Ruiz e dei vari Veron, Navarro e Villalba, il tecnico spagnolo ha saputo affiancare l'esperienza e solidità di giocatori come Nestor Ortigoza, Leandro Romagnoli, Juan Mercier e Nacho Piatti. Proprio l'ex-Lecce, con 8 reti, è stato fondamentale per sopperire al grave infortunio del centravanti uruguaiano Cauteruccio, che aveva iniziato il torneo trovando la via del gol con impressionante continuità (6 gol in 5 partite). La prolificità del reparto offensivo, tuttavia, è stata ben accompagnata da una difesa solida e arcigna, sempre ben protetta da uno straordinario Mercier. L'esperienza di giocatori come Cetto e Gentiletti ha fatto la differenza e nel momento di maggiore difficoltà è emerso l'eroe mendocino Seba Torrico. Tra gli altri vale la pena menzionare un giocatore che meriterebbe sicuramente una chance in Europa, ovvero Julio Buffarini (classe '88): infaticabile esterno destro con buoni piedi, resistenza fuori dalla norma, duttilità e, finalmente, un taglio di capelli presentabile.

Il 2013 del Ciclon, già entrato nella storia per la nomina di Papa Francesco e l'ufficialità della Vuelta a Boedo, si chiude dunque in modo straordinario, con un titolo arrivato un po' a sorpresa, ma che è un risultato meritato per il lavoro svolto dal club a tutti i livelli: sportivi e amministrativi.


 (in collaborazione con G.B.)

12 dic 2013

Lanus campeon


La favola della Ponte Preta si è spenta proprio all'ultimo atto. Per una squadra piccola andata avanti a suon di miracoli già l'1-1 casalingo nella finale d'andata era stato un ottimo risultato che lasciava tutto aperto nel ritorno. Ma alla Fortaleza il Lanus ha imposto il suo maggior spessore tecnico dominando anche oltre il 2-0 conclusivo. Coi gol di Ayala al minuto 25 e di Blanco al 45 la partita era già chiusa e il secondo tempo è stata tutta gestione degli argentini.

Il Lanus conquista il terzo titolo della sua storia, il secondo internazionale, consolidando un cammino che vede da anni la squadra a ottimi livelli. L'unico campionato vinto è del 2007, ma successivamente il club si è sempre trovato a lottare per i primi posti. Tuttavia nell'ultimo anno e mezzo è forte la sensazione che si sia avviata una nuova fase con Guillermo Barros Schelotto, allenatore (in coppia col fratello gemello Gustavo) giovane (classe 1973) con un passato da leggenda del Boca e secondo argentino più vincente della storia con 17 titoli di cui 10 internazionali (4 Libertadores, 2 Sudamericane, 2 Intercontinentali). Si è presentato fin da subito con uno stile moderno e decisamente europeo, ha portato la sua squadra in finale eliminando U de Chile, River Plate e Libertad rimanendo lo stesso altamente competitivo in campionato, dove è secondo con 30 punti. La finale di ritorno è stata vinta grazie alla sua scelta di schierare Ismael Blanco, autore di un assist e un gol. Anche da allenatore ha un futuro scritto al Boca, ne sentiremo parlare.
La Ponte Preta dal canto suo rappresentava un piccolo miracolo sportivo. Arrivata alla Copa malgrado il quattordicesimo posto in campionato per il rifiuto di sostanzialmente tutte le altre a partecipare, sembrava spacciata appena arrivata alla fase a eliminazione. Se con il Deportivo Pasto ci poteva anche stare passare il turno, eliminare Velez (una delle favorite) e San Paolo (campione in carica) con risultati anche netti è stata un'impresa, ancora di più per una squadra dal rendimento pessimo in campionato. Il primo titolo in 113 anni di storia sembrava scritto nel cielo, ma dopo una gara d'andata gagliarda al ritorno anche i principali protagonisti di questa grande cavalcata sono sembrati scarichi. L'espulsione del tecnico Jorginho a fine primo tempo col risultato già sul 2-0 probabilmente ha spento del tutto il furore agonistico.

Lo scontro tra queste due squadre aveva similitudini con altre due finali recenti di Copa Sudamericana.
Come nel 2010 vedeva affrontarsi un'argentina e una brasiliana giunta in finale malgrado la retrocessione in campionato. Allora l'Independiente si impose ai rigori sul Goias dopo una grande rimonta e tornò per una notte a far valere il suo soprannome di rey de copas. Restava quello tra l'altro l'ultimo successo argentino in campo internazionale.
Come nel 2012 invece si affrontavano una squadra di nome evidentemente più forte e tecnica e un'outsider assoluta giunta fino in fondo con un percorso sorprendente fatto di difesa e contropiede. Curiosamente anche la sfida tra San Paolo e Tigre vide un pareggio nella gara d'andata e un 2-0 al ritorno, seppur in circostanze a dire poco particolari.

Schelotto si porta a casa il suo primo titolo da allenatore. Per uno col suo curriculum poteva essere solo un trofeo internazionale, da dedicare al maestro Carlos Bianchi. Il Lanus avrebbe anche la possibilità di lottare per il campionato, se i risultati si incastrano bene.
Riuscirà una storica doppietta?

10 dic 2013

Il semestre del River Plate


Il triplice fischio dell'arbitro German Delfino ha decretato il termine del semestre sportivo del River Plate. La Banda ha chiuso l'Inicial 2013 sulla stessa lunghezza d'onda dell'intero torneo, pareggiando con grande fatica una partita giocata solo a tratti, con la forza dei nervi e tanta, troppa confusione. L'epilogo inevitabile di una prima parte di stagione da lasciarsi alle spalle il più in fretta possibile, vissuta tra polemiche arbitrali, flop di mercato, delusioni sportive e le sempre più imminenti elezioni per la presidenza del club.

Tracciare un bilancio della gestione Passarella non è particolarmente difficile, pur tenendo presente la tragica situazione in cui ha ereditato la società. Tanti buoni intenti, aspetto da non sottovalutare dopo la scellerata epoca di Aguilar, qualche discreta idea in sede di mercato, poca professionalità nella gestione di dissapori personali e soprattutto l'onta della retrocessione in serie B. Incolpare soltanto il Presidente uscente per la caduta nel baratro sarebbe miope, ma Passarella ha una discreta percentuale di colpe e il suo nome rimarrà per sempre scritto a fianco a quello dell'infausto spareggio contro il Belgrano. D'altronde sono stati quattro anni di gestione al limite dell'amatoriale, tra scambi di favori con procuratori e agenti di fiducia e qualche timido quanto isolato accenno di gioia sportiva regalato al pubblico del Monumental. Il tutto condito da una situazione economica sempre più allo sbando, figlia di debiti, bilanci fantasiosi e cessioni mancate.

Sul piano calcistico il semestre della Banda ha messo in evidenza un Ramon Diaz sconosciuto ai più: confuso e incerto ai margini del terreno di gioco, quanto spavaldo e sicuro di sé nel rapporto con i media. Se quest'ultima parte non presenta nulla di nuovo, il Ramon visto in panchina è il lontano parente di quello ammirato lo scorso Final, quando prese una squadra disastrata e la trasformò da cima a fondo. Dopo aver vinto il braccio di ferro con Passarella e ottenuto i tanto agognati Fabbro e Teo Gutierrez, il Pelado ha fallito nel trasmettere sicurezza e fluidità di gioco, perdendo inspiegabilmente i punti fermi del semestre passato. 

Balanta ha mostrato i primi inevitabili segni di inesperienza, distratto dalle sempre più insistenti sirene catalane, Vangioni e Rojas non hanno saputo riproporre il tandem letale sulla fascia sinistra, Ledesma ha perso continuità e leadership e Lanzini, la stella del Final 2013, si è letteralmente inceppato. Ma i problemi più gravi si sono registrati davanti, dove i neo-acquisti (incluso Mora) hanno brillato ben poco e gli addii di Trezeguet e Funes Mori si sono rivelati più pesanti del previsto. Ramon ha provato a lanciare qualche giovane promessa, come il Cholito Simeone, Federico Andrada, Juan Cruz Kaprof e Sebastian Driussi, ma l'inesperienza non ha permesso loro di evitare il record negativo di reti segnate dal club in un torneo: con 12 centri in 19 partite questo è infatti stato il peggior attacco della storia del River Plate.

L'anno di Ramon Diaz alla guida dei Millonarios si è dunque chiuso in modo deludente, ma il tecnico di La Rioja ha dimostrato di poter essere l'uomo giusto da cui ripartire e con cui ricostruire la squadra. L'Inicial chiuso al sedicesimo posto ha evidenziato certezze, speranze e delusioni, confermando la bontà di diversi talenti provenienti dalle Inferiores di Nunez e l'inadeguatezza di alcuni senatori, capitan Ponzio su tutti, incapaci di trascinare squadra e tifosi. 
Ramon, in attesa di capire chi sarà il nuovo Presidente e quali saranno le aspettative di mercato, dovrà puntare sui quei giovani che ha in parte coinvolto nel torneo appena concluso, dando loro spazio e fiducia. Sebastian Driussi ha conquistato una maglia da titolare nelle ultime due partite a suon di gol in Reserva, ma anche altri talenti sono ormai pronti al salto di categoria: su tutti l'attaccante Kaprof e il difensore Mammana. Nel frattempo le chiavi del centrocampo della Banda sono ormai proprietà di Matias Kranevitter, tucumano classe '93 di cui non si parla (per fortuna) abbastanza. È lui infatti la sorpresa dell'Inicial 2013, iniziato da riserva di Ledesma e Ponzio e concluso da titolare indiscusso. Tempi di gioco, grinta, piedi educati e tanta personalità: mancano solo un po' di esperienza e continuità, poi sarà pronto per il calcio che conta.

5 dic 2013

Un problema offensivo dell'Inter


L'Inter di Mazzarri malgrado l'atteggiamento prudente e i problemi delle sue punte è tra le squadre più prolifiche del campionato. C'è però un aspetto del gioco offensivo particolarmenre carente, che va migliorato e non è stato sufficientemente evidenziato.

Non tutte le azioni d'attacco riescono a produrre gol o tiri in porta. Oltre che per le reti segnate la presenza nei pressi dell'area avversaria si può notare anche dal numero di calci d'angolo battuti. Un dato che, in qualche modo, raccoglie tutte quelle azioni in cui i giocatori sono arrivati a disturbare la difesa, ma si sono trovati bloccati e si sono dovuti accontentare del minimo.
Nelle 15 partite stagionali l'Inter ha battuto 107 corner per una media di oltre 7 a partita. Un dato che conferma la trazione anteriore della squadra.
Da questa particolare situazione però sono nati solo 4 gol, e tutti con una certa componente di casualità: 3 contro l'Hellas Verona, di cui 1 autogol e 2 tap-in dopo rimpalli, e 1 contro l'Udinese con Ranocchia lesto ad approfittare di un'uscita a vuoto di Brkic. Un bottino utile sui singoli risultati, ma esiguo sul numero totale.

Percentualmente l'Inter ha trovato gol nel 3,74% degli angoli a disposizione. Un dato veramente esiguo, soprattutto considerando l'importanza dei calci piazzati nel calcio moderno.
I problemi ovviamente possono essere vari, dall'incapacità dei battitori, a un errore nella scelta degli stessi, ai pochi saltatori fino alla sfortuna. Tuttavia per una squadra che produce così tante situazioni simili non trovare un modo per renderle utili sembra veramente un peccato.




4 dic 2013

L'ultima giornata della Primera Argentina


La Primera Division argentina ci ha regalato negli anni combattutissimi finali a sorpresa.
Dal Velez che sotto la grandine e tra le polemiche batte e supera in classifica l'Huracan di Cappa, all'incredibile unione di risultati che ha portato a far vincere l'Arsenal, fino a uno storico triplo spareggio Tigre-San Lorenzo-Boca.

Il torneo di questo semestre è stato fin dall'inizio particolarmente combattuto. Tra le favorite in partenza si sono perse River e Racing, relegate addirittura agli ultimi posti, mentre ha saputo ripartire da zero il Boca di Bianchi. La scorsa giornata ha visto Lanus e proprio Boca pareggiare 2-2 malgrado la doppia inferiorità numerica degli uomini di Schelotto, mettendo forse fine ai sogni di titolo degli xeneizes, e il San Lorenzo non andare oltre lo 0-0 con l'Estudiantes, perdendo la chance di chiudere il torneo. Si è arrivati a una giornata dalla fine ad avere in 5 punti le prime 7 squadre, addirittura in 3 le prime 5. La classifica recita San Lorenzo 32, Lanus-Velez-NOB appaiate a 30, Arsenal 29, Boca 28.

La cosa incredibile, quasi da copione preparato, è che l'ultima giornata vede Newell's Old Boys - Lanus e Velez Sarsfield - San Lorenzo, praticamente un doppio confronto diretto per decidere il primo posto.
Tutto è nelle mani del cuervo che ha 2 punti di vantaggio e vedrebbe premiato un percorso abbastanza continuo e un grande lavoro sui giovani tipo Angel Correa. Ma queste cose in Argentina riservano sempre molte sorprese, con intrecci di risultati sorprendenti per alcuni e dolorosi per altri.
In caso di arrivo a pari punti non si guarderanno gli scontri diretti o i gol, ma si giocherà una nuova partita che sancirà il nuovo campione. Con più di 2 squadre a pari punti si realizzerà un mini-girone, come nel 2008. Che vinca il migliore.